La direttrice del centro di ricerca Unimol BioCult: “Lieta e onorata per la mia ammissione”
“La più antica istituzione al mondo dedita all’agricoltura, all’ambiente e agli alimenti torna a scegliere e premiare il valore e il contributo dell’Università del Molise per l’apporto sempre aggiornato allo sviluppo delle scienze agrarie attraverso studi e ricerche condotti con visione interdisciplinare” si legge sui canali social dell’Ateneo molisano. Questa volta il riconoscimento che coinvolge Unimol abbraccia anche il Dipartimento di Scienze umanistiche, sociali e della formazione.
“L’anno finisce con belle notizie, diverse e tutte rincuoranti e generatrici. Ho appena ricevuto dall’Accademia dei Georgofili la notizia della mia ammissione come membro corrispondente. Non posso che esserne lieta e onorata. Per me, toscana, nipote di contadini maremmani essere nominata membro della prestigiosa Accademia come corrispondente per il Molise cui ho dedicato tanta parte del mio lavoro di ricerca e di docenza è come una quadratura del cerchio” commenta la professoressa Letizia Bindi.
Tra le tante iniziative, la direttrice del centro Biocult ricorda “la bella mostra che si è appena chiusa al Museo Galileo a cura di Davide Fiorino e Daniele Vergari https://www.georgofili.it/contenuti/mondi-dimenticati-i-georgofili-e-la-fotografia/24649 sui mondi dimenticati dell’agricoltura attraverso i materiali della fototeca dell’Accademia, penso ai lavori e ai progetti che stiamo conducendo che tutti convergono intorno al valore delle pratiche agrarie, alle loro trasformazioni, ai patrimoni bioculturali della pastorizia e dei saperi rurali, ai processi ambivalenti di questa patrimonializzazione, ma anche alle frontiere più avanzate dell’agricoltura e della produzione animale supportate dalle conoscenze tecnologiche e dall’AI e le loro fondamentali ricadute di carattere socio-culturale. Tanta parte di questo lavoro è stata svolta e si sta svolgendo con due amici e colleghi cari: Fabio Pilla e Angelo Belliggiano, Georgofili a loro volta. C’è tanto lavoro dietro le spalle, tanto, tantissimo davanti” ha concluso la professoressa Bindi.
.